Nella lunga parabola della pop culture sono fiorite forme d’arte per le quali musei e gallerie stanno davvero stretti. L’arte pop non è (più) vista con sprezzo e ormai da tempo non è appannaggio esclusivo di un avanguardia newyorkese; entra abitualmente nel nostro quotidiano e scende per le strade. Una corrente in particolare intrallazza con il mondo del custom: si chiama lowbrow. Fu il cartonista statunitense Robert Williams a definire in questo modo il Pop Surrealismo, sulla rivista d’arte e cultura Juxtapoz (di cui è stato uno dei fondatori), contrapponendolo provocatoriamente a quella che di norma è considerata “cultura alta” e che viene indicata con l’aggettivo highbrow. Dal 2006, anno di pubblicazione dell’articolo di Williams, abbiamo un nome esatto per definire lo stile che spesso decora giacche, caschi o serbatoi delle nostre bastardone a due ruote. L’arte lowbrow preferisce la pelle, l’alluminio o il kevlar alla canonica tela, ispirata da tutto ciò che proviene dal tessuto underground al quale le moto appartengono tanto quanto il punk-rock e le pubblicità anni ’50 delle auto con sedili reclinabili.
E POI C’È BRUSCO…
Il protagonista di questa storia-intervista è Hugo Jose Maria Corral, meglio noto come Brusco Artworks, maestro del lowbrow europeo incontrato nel 2016 in zona San Andreu, quartiere a nord-est di Barcellona, dove l’artista catalano si è raccontato, tra pennelli e display, mettendomi a mio agio con una bella tazza di caffè. Chi è Hugo e che esperienze ha maturato? “Ho studiato all’accademia di Belle Arti di Barcellona e per un lungo periodo, circa dieci anni, ho lavorato come pubblicitario per imprese esterne, come freelance e infine in proprio con il nome di Urban 93. Situazioni in cui al mattino devi sviluppare un prodotto e magari al pomeriggio qualcosa di opposto, in cui la fantasia deve sapersi adattare. La passione per il disegno invece, quella la coltivo da quando avevo 11 anni” Il soprannome Brusco se lo è guadagnato per via dell’impressione che lascia al primo approccio, data la stazza ben piantata, la barba nera corvina e i tatuaggi di cui è ricoperto. Impressione presto smentita, dopo una stretta di mano e due battute. Corral regala poi un aneddoto, ben condito di personaggi, sulla nascita di Brusco Artworks: “Nel 2011 collaboravo con Kiddo Motors, mi trovai nel suo garage proprio durante una telefonata tra Sergio (Kiddo) e David (El Solitario). Quest’ultimo stava raccontando della sua collaborazione con Nicolai Sclater di Ornamental Conifer e ad alta voce esortò Kiddo per far sì che abbandonassi il pc in favore dei pennelli. Un cliente assistì alla scena e senza esitare mi lasciò il suo nuovo casco da decorare”. Hugo scelse dunque una frase efficace di H.S.Thompson, l’autore di Paura e disgusto a Las Vegas e Le cronache del rum: “faster, faster, until the thrill of speed overcomes the fear of death”. In un certo senso questo fu il battesimo che consacrò la figura di Brusco, inducendolo a scindere completamente la propria attività di pubblicitario da quella di artista e disegnatore.
Fu l’inizio di una lunga serie di lavori all’insegna di un lowbrow dai tratti molto personali, tra i quali figurano per importanza quelli commissionati da noti customizzatori e in via diretta dal produttore di caschi Bell. “Ho sempre preferito il disegno libero, nella grafica digitale sopperivo a certe carenze di programmazione ricorrendo a effetti forti. Ogni logo, ogni soggetto, ogni tavola si deve distinguere dalle altre, ma di certo ci sono tratti che prediligo e che mi caratterizzano, come l’uso dei profili a ¾”.
Quando hai iniziato a disegnare seguendo questo stile? “In un certo senso da sempre, da quando ho iniziato, da bambino. Mi hanno stimolato molto le pubblicità del decennio 1940-1950. Praticavo una forma di lowbrow inconsapevole”. In questo settore ti sei affermato alla svelta e qui in città ti conoscono praticamente tutti, che opinione ti sei fatto degli artisti che praticano il lowbrow nel vecchio continente? “Non sono un purista, non lo sono per esperienza, il mio stesso stile è spesso indefinito. Non è mia intenzione monopolizzare un genere, in termini di proposte la varietà di artisti emergenti sono uno stimolo”. Questa charla è piacevolmente intervallata da chiacchiere informali e escursioni fuori tema, a conferma del fatto che Hugo non è poi così brusco. Di fondo emerge sempre una conoscenza addirittura “confidenziale” del settore comunicativo e pubblicitario, indispensabile per poter tradurre l’arte in qualcosa che si possa coniugare con il lavoro.
Prima di salutarsi, Hugo accenna a qualche nuova idea, progetti nel cassetto e future aspirazioni professionali. Manifesta un’interesse sincero affinché “il giro” cresca e l’arte pop prenda così nel tempo nuove direzioni. Chissà che tra qualche tempo non vengano da fuori continente a cercare spunti. Perché di certo Brusco ha aperto un ciclo nuovo… e oggi chiamarlo lowbrow non è più indispensabile.
Per conoscere meglio Brusco e vedere i suoi nuovi lavori: https://www.bybrusco.com/
(rivisitazione del mio pezzo già pubblicato sulla rivista Ferro Magazine)